Le immagini, in questo come in altri casi, valgono decisamente più di mille parole. E quindi ecco uno spettacolare mosaico (© NASA, ESA, D. Jewitt (UCLA)) di quattro riprese effettuate dal telescopio orbitante che vanno, come si può leggere, dalla fine di Ottobre del 2013 alla metà di Gennaio del 2014.
Si possono notare chiaramente tutti i singoli frammenti (una decina circa) in lento allontanamento da quella che era la posizione del corpo principale dal quale si sono generati. Ed effettivamente, dalle misurazioni effettuate, questa velocità di distanziamento è davvero molto bassa, vicina ad 1 Km/h. Quindi, più lenta della media velocità di camminata di un essere umano (che è circa di 6-7 Km/h).
Questa 'lentezza', chiamandola così, ha fatto immediatamente escludere agli scienziati che l'asteroide sia andato incontro a questo processo di disintegrazione a causa di un impatto con un altro asteroide che ha intercettato la sua orbita nel momento esatto. Invece, come studi che si stanno sempre più affermando, è possibile che la sua 'fine' sia da attribuirsi all'effetto YORP.
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YORP è un acronimo che sta per Yarkovsky–O’Keefe–Radzievskii–Paddack, dai nomi degli studiosi che lo hanno teorizzato e provato nel corso del tempo. L'effetto YORP è molto semplice da spiegare: in pratica la luce solare viene assorbita dal corpo celeste e ri-emessa sotto forma di calore. Quando però il corpo ha un aspetto irregolare, ci saranno zone che emetteranno più calore di altre, e questo va a creare uno squilibrio che causa una leggera rotazione del corpo stesso. A lungo andare, con gli effetti che si sommano periodo dopo periodo, la velocità di rotazione è talmente elevata che il corpo non riesce più a rimanere aggregato, e quindi, va letteralmente in pezzi, come si può vedere dall'immagine in apertura, e dal video qui sopra.
Per far si che questo avvenga, ovviamente l'asteroide non deve essere totalmente compatto, e molti nella fascia degli asteroidi rispondono a questo criterio, date le orbite erratiche di molti dei corpi che la compongono. Un altro piccolo mistero svelato nel nostro piccolissimo angolo di cosmo, ma che come sempre, risulta molto affascinante.
G. Petricca
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